giovedì 17 luglio 2008

Hypnerotomachia Poliphili


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Terso lector, adunque ascolta ascolta
Gli somni di Poliphilo narrante,
Dal ciel dimissi con dolceza molta.
Non perderai il tempo stravagante,
Anci iubilerai de haver udito
L'opra di varie cose exuberante.



Ho appena finito di leggere Il codice del quattro.
Devo dire che non ho gusti difficili. Nè tantomeno raffinati. Per me ci sono libri belli e libri brutti. E bello non è sinonimo di colto e/o importante. Ad esempio: Le ultime lettere di Jacopo Ortis è un libro culturalmente rilevante. Ma "brutto", quasi illeggibile.
Il codice del quattro, per quanto possa essere ritenuto un libro-patacca, è "bello".
I giudizi ovviamente sono soggettivi, così come i loro parametri.
Io voglio che un libro mi tiri dentro il suo mondo, mi faccia dimenticare dell'ora, che è tardi e dovrei dormire, che è tardi e dovrei essere all'università da un pezzo, che fuori piove, che devo scendere dall'autobus perchè altrimenti perdo la fermata giusta.
Deve essere un universo parallelo, una droga da cui non riesco a staccarmi, un illusionista che mi ipnotizza con il susseguirsi di spazi e lettere.

Se ciò accade, il libro è "bello".

Ed è fantastico comprare un libro [rimanendone soddisfatti] unicamente perchè colpiti dal titolo o, come in questo caso, dalla copertina.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

il bello del leggere non per professione o studio è proprio quello che ci si può permettere di seguire i propri gusti e i propri filoni e di anteporli ai classici o ai libri che "bisognerebbe leggere" anche se non ti piacciono.
;)

zop.splinder.com

Guimi ha detto...

Eh già.
Anche se sono dell'idea che i classici vadano comunque letti [e chissà che tra loro non si trovi qualcosa di proprio gradimento], magari però intervallati da qualcosa di piacevole :)